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Rinascimento visto da Sud. La rivoluzione dei punti di vista

La tanto attesa mostra, coprodotta da Fondazione Matera-Basilicata 2019 e Polo Museale della Basilicata, “Rinascimento visto da Sud - Matera, l’italia meridionale e il Mediterraneo tra ‘400 e ‘500” ha finalmente aperto le sue porte al pubblico e resterà nella splendida sede di Palazzo Lanfranchi fino al 19 Agosto. Il progetto, a cura di Marta Ragozzino, Pierluigi Leone de Castris, Matteo Ceriana e Dora Catalano, ha fatto confluire da tutta Europa nella città dei Sassi più di centottanta opere, trenta delle quali restaurate per l’occasione.

L’emozione che traspare chiaramente nelle parole di Marta Ragozzino (Direttrice del Polo Museale regionale di Basilicata), mentre descrive e racconta ai primi fortunati spettatoril l’esposizione, simboleggia quanto l’avere opere di un tale valore in città sia straordinario.

Quella che si presenterà ai visitatori di Palazzo Lanfranchi muniti di passaporto per Matera 2019 è una mostra rivoluzionaria, un capovolgimento prospettico senza precedenti che, in un’epoca tanto cruciale come il Rinascimento, trova il suo perno centrale nel Sud Italia. Per quanto ciò risulti sorprendente e forse troppo azzardato, reclamare uno spazio per queste regioni d’Italia nel panorama culturale del tempo è quanto mai legittimo. A differenza di quanto impariamo meccanicamente sui libri di scuola, infatti, anche il Mezzogiorno recitò un ruolo fondamentale nella produzione artistica e nella diffusione del pensiero rinascimentale: fortissime sono le connessioni di questi luoghi con i maggiori centri culturali del ‘400 e ‘500, comuni e signorie dello stesso BelPaese compresi. In aggiunta a ciò, la mostra consente di dare uno sguardo globale su come e in che forme la corrente rinascimentale si sia sviluppata da queste parti.

Date ovvie ragioni storiche, ovvero la forte e radicata presenza di monasteri e di istituzioni ecclesiastiche nel territorio, c’è una predominanza di opere a carattere religioso e di propaganda cattolica. Tra queste l’Annunciazione di Bartolomeo Vivarini da Modugno, il San Girolamo di Lazzaro Bastiani da Monopoli, il polittico di Michele da Valona di Guglionesi.

Non mancano però, con uno sguardo al tema del viaggio e delle relazioni con il Mediterraneo, documenti storicamente rilevanti, quali carte nautiche, mappamondi e strumenti di navigazione.

Di grande prestigio per la città è anche la presenza di nomi più altisonanti: per dirne uno, Donatello con la sua splendida Testa di cavallo, gentilmente concessa in prestito dal Museo archeologico nazionale di Napoli.

Per i più curiosi, c’è la possibilità di acquistare il catalogo ufficiale della mostra nel bookshop situato all’uscita del museo stesso.

Riccardo Strafella