L'articolo 27 della Costituzione Italiana recita: "la pena deve tendere alla rieducazione dell'individuo". In tante, troppe carceri questa non è la realtà. Eppure, è questo l’obiettivo che si propone l'APAC, l'associazione di protezione e assistenza ai condannati, fondata nel 1974, in Brasile.
Su questo si concentrava la mostra fotografica "Dall’amore nessuno fugge: esperienza delle APAC brasiliane” che si è tenuta dal 10 al 18 maggio nel Tribunale di Matera, organizzata dall’associazione Fontana Vivace, coprodotta dall’Arcidiocesi di Matera-Irsina, dall’Associazione Parco Culturale Ecclesiale “Terre di Luce” e dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019.
Sono carceri, o meglio, centri di rigenerazione sociale senza armi né guardie e, proprio per questo motivo, il costo minimo di un detenuto è di 950 R$ , rispetto ai 3000 R$ in un carcere “normale”. Ma nelle APAC, i detenuti non vengono nemmeno chiamati così. Loro sono recuperandi, cioè coloro che stanno recuperando. Difatti, "non basta arrestare, occorre recuperare."
I recuperandi, dapprima, riconoscono il male commesso e poi, solo allora, accettano di dover espiare la colpa, sentendo il bisogno di cambiare, di chiedere perdono e di perdonarsi a loro volta. Qui, i recuperandi non coincidono con il reato commesso, sanno che possono essere e sono molto più di questo.
Una volta, a un ragazzo da poco arrivato nelle APAC, venne chiesto:"Come mai tu, che sei sempre evaso da tutte le prigioni in cui sei stato, ora, qui nell'APAC, non lo fai?". Lui rispose che "nessuno fugge dall'amore ".
Testo e video di Sonia Cristallo