“Mare Nostrum un accidenti”, così si chiamava il secondo incontro del ciclo “Lezioni Materane”, organizzato da Rairadio3 in collaborazione con la Fondazione Matera-Basilicata 2019, tenutasi giovedì 28 marzo a Casa Cava. Ospite di questa lezione: la storica dell'antichità Eva Cantarella. Mare Nostrum. Era questo il nome che i Romani davano al Mediterraneo ma, come dice Cantarella, quel Mare non è mai stato loro. Dopotutto, come potrebbe? Il Mediterraneo ha nel nome la sua vera natura, significa "mare tra le terre" ed è così non solo in italiano, ma anche in ebraico, in arabo, in berbero, in albanese, addirittura in giapponese.
Come dice Franco Cassano, "il Mediterraneo è un mare tra le terre, non appartiene a nessuna di esse, non alla sponda romana, né a quella cristiana, né a quella musulmana. Esso non appartiene in esclusiva a nessun popolo, è un luogo comune e, proprio per questo, il luogo della molteplicità”. Per secoli si è pensato che le origini della civiltà greca non potessero essere spiegate se non con una prodigiosa e improvvisa crescita e per altrettanto tempo si è ritenuto che l'Occidente non dovesse nulla all'Oriente, che fosse nato miracolosamente nella culla della Grecia del V secolo. Eva Cantarella smonta questa percezione portandoci un piccolo, ma enorme dato: quando venne decifrata la scrittura cuneiforme si scoprì che le storie sumere seguivano gli stessi motivi narrativi delle storie greche, con la sola differenza che erano state scritte 2000 anni prima. “Dunque, i Greci hanno copiato tutto?” si affrettarono a chiedere le persone quando questa cosa venne scoperta. “Nient'affatto” risponde Eva Cantarella “i Greci non hanno copiato nulla, ma ciò che possiamo capire da questo è che ci siano stati degli scambi, e che questi scambi siano avvenuti, senza ombra di dubbio, tramite il Mediterraneo”.
Su questo “mare tra le terre” si spostavano navi che portavano marinai, avventurieri, che viaggiavano per giorni, mesi, che forse si perdevano, proprio come Ulisse, persone che portavano con sé non solo merci, ma anche e soprattutto storie. E inevitabilmente queste storie hanno iniziato ad intrecciarsi, fino al punto in cui non se ne riconoscevano più i confini. Eva Cantarella spiega che nell'Odissea troviamo esempi di queste storie mescolate, come in Circe o nelle Sirene. Difatti, le Sirene non hanno la coda di pesce, immagine che viene dalla tradizione medievale, ma possiedono, invece, delle ali. Sono degli uccellacci, cugine delle Arpie. Loro, insieme al mito della donna che seduce con la magia, provengono direttamente dall'Oriente.“E non solo dall'Oriente, ma anche dall'Africa” specifica la storica.
Un altro argomento toccato durante questo splendido incontro è stato il concetto di ξενία, di vitale importanza per il mondo greco antico. Ospitare lo straniero che bussava alla porta, per i Greci, era un dovere. Non solo, era fondamentale per il commercio e per il sistema di alleanze che si veniva così a creare. Tuttavia, bisogna ricordare che quella greca era una civiltà molto chiusa; basti pensare al fatto che gli Elleni non concessero mai la cittadinanza ai meteci, gli stranieri commercianti che costituivano più della metà della popolazione.“Neanche i greci sono perfetti” scherza Eva Cantarella. Eppure, alla ξενία non hanno mai rinunciato.
Insomma, grazie al Mediterraneo sono entrati in contatto popoli che altrimenti non lo avrebbero mai fatto, popoli diversi per etnia, religione, lingua, organizzazione politica, cultura. Il Mediterraneo è stato il bacino sintesi di questi popoli, la fucina di una cultura comune e non identica. Si riconferma ciò che sta per essere dimenticato, cioè che la cultura stessa è multiculturale. Il Mediterraneo ora non è più un luogo di incontro, ma è diventato uno sbarramento. Un ostacolo. Acque che dividono, al posto di unire. Queste sono acque libiche, un metro dopo poi, non si sa come, non si sa perché, diventano acque di Malta, qualche altro passo ancora e sei in acque italiane. Tutto questo invece, e così conclude Eva Cantarella, "è un oltraggio alla nostra storia".
Sonia Cristallo